Quale DAC per ascoltare al meglio i vecchi CD? Un esempio: il "vecchio" Mark Levinson 36s

- wiking, Domenica 12 aprile 2015 alle ore 17:51 - 

INTRO: i nuovi convertitori che accettano DSD e PCM ad alta risoluzione, dotati di ingressi USB asincroni, e dal costo accessibile, riescono a far suonare decentemente tutti i nostri files ad alta risoluzione. Ma c'è chi, come me, possiede anche migliaia di vecchi CD: siete sicuri che qs nuovi dac rappresentino davvero il meglio per il vecchio formato red book 16bit/44,1kHz? Qualche dubbio, negli ultimi anni, mi è venuto. 

In passato ho avuto e/o provato macchine "solo CD" di altissimo livello (Wadia, Accuphase, Metronome, Audio Research, McIntosh, Musical Fidelity Trivista 21, Mark Levinson 390s, Linn Numerik, Teac, Sony, e chissà quante altre che ora neppure rammento). E sempre mi sono goduto i CD alla grande! Poi, con l'avvento della liquida, qualche anno fa, mi sono affidato (per ogni formato, anche per il cd, ecco l'errore!) ai primi dac accettanti il 24/96 ed il 24/192, dotati dei primi ingressi USB (non ancora asincroni), come il mio vecchio (defunto, l'affidabilità non fa parte del nuovo mondo) Stello DA-100 Signature. Al giorno d'oggi va tanto di moda il ripescato DSD, ed ecco che i nuovi dac multiformato (DSD e PCM 24bit) con usb asincrono arrivano a costare sempre meno, come testimonia il recente ed onesto Teac UD-501, da me recentemente acquistato a poco più di 600 euro. 

Però qs prodotti sono costruiti decisamente al risparmio, nè si può pretendere che a meno di 1000/2000/3000 (ed anche più), le alimentazioni e le sezioni di uscita possano essere diverse da quelle che sono: striminzite. E come tali suonano. Per avere dac attuali ben suonanti non ci sono scorciatoie, ed i prodotti top di gamma attuali (come gli MSB dac V, che arrivano a costare 20k, 30k a sec delle versioni) prevedono costi altissimi. Certo, a qs livelli, i dac attuali fanno suonare bene tutto: PCM red book, DSD, PCM ad alta risoluzione; persino gli MP3 suonano meglio, con qs investimenti. 

Però, restiamo coi piedi per terra: abbiamo visto come i dac attuali "alla portata delle nostre tasche" non rendano giustizia ai vecchi cd, perchè i convertitori in un dac non sono tutto, e conta anche quello che ci sta intorno. Come giustamente scrisse il forumista ipoci su vhf tempo fa: "Un DAC top degli anni 90 e' spesso musicale ...Un DAC mediocre degli anni 2010 e' spesso solo iperdettgliato ...Un DAC top degli anni 2010 puo' essere dettagliato e musicale allo stesso tempo ..." Frase che condivido al 100%. 

Così, stanco di sentire suonare "meno bene del solito" i miei vecchi, cari, e tanti CD, dopo diversi dac moderni e (relativamente) economici, ho provato a tirare fuori dalla naftalina, qualche giorno fa, un mio vecchio e sconosciuto dac fine anni '90, un Monarchy Audio 22 a 20 bit, e devo dire che i miei CD sembrano aver ripreso un po' di vitalità. Parliamo di un onesto dac, nulla di costoso, anzi, ma ben progettato, ed ai tempi ben considerato. Così ho deciso di provare un altro esempio di vecchio (fine anni '90) dac ben implementato, con una ottima alimentazione, una valida sezione di uscita bilanciata, con "vetusti" convertitori a 20 bit, ovvero il Mark Levinson 36s, versione upgraded del 36, e che differisce dal successivo 360s per il fatto che questo montava già dei 24 bit. Sul mercato dell'usato il 36s spunta prezzi interessanti (per l'acquirente), il 360s viaggia invece ancora intorno ai 2500 euro. Parliamo di convertitori che, da soli (le loro meccaniche, la 37 principalmente, fanno storia a parte) costavano quanto una utilitaria, alla fine degli anni '90. Qui sotto il mio Levinson 36s con una moderna meccanica Stello (durata come il suo dac Stello, qualche anno, poi si è rotta pure lei).

Questa la mirabile qualità costruttiva interna: 

http://king-sky.no-ip.org/av/toys/2009/ML360s/index.htm 

e questa la prova di Stereophile della coppia ML 37/36s: 

http://www.stereophile.com/cdplayers/692/index.html 

Bene, integrerò qs articolo con future impressioni di ascolto, ma posso anticipare che oggi, 2015, con una spesa modesta, è possibile acquistare dac "vetusti" che vetusti risultano principalmente per la loro incapacità di gestire i nuovi formati, ma che con i CD rappresentano ancora "la" soluzione, in virtù di una costruzione senza limiti di costo.  

Wadia, Audio Research (ascoltate i CD con un vecchio "Dac 3mk2" e poi raccontatemi), Accuphase, sono tra le scelte papabili. Ma anche più economiche: ho un bel ricordo del Musical Fidelity Trivista 21 Nessun dac moderno al di sotto dei 10k farà suonare i vostri vecchi CD meglio di qs dinosauri, costruiti senza risparmio, superalimentati e super-robusti sul piano delle sezioni di uscita. A meno che abbiate 15k da investire in un dac moderno con le stesse caratteristiche, e certamente in grado di gestire ogni formato con scioltezza. Ma qs articoletto è dedicato a chi, come me, non ha intenzione di compiere un simile investimento, ed al contempo è stanco di ascoltare la propria CDteca peggio di come la ascoltasse 15 anni fa.  

Aggiornamento del Gennaio 2024: sono passati 10 anni. Il mio ascolto è ormai per il 90% in streaming, utilizzando con successo dac economici ma intelligenti (IFI ZEN DAC Signature V2, HiFiMan EF-400), o anche appena più costosi. Alcuni di qs convertitori moderno accettano solo ingressi USB, o cmq latitano in quanto a ingressi di qualità per meccaniche esterne. Ormai un ingresso AES/EBU, per esempio, lo si trova con difficoltà, almeno in qs fascia di costo. Per cui, fermo restando l'eccellente qualtà di un ascolto in streaming ad alta risoluzione usando dac attuali (anche economici), l'utilizzo, per chi dispone di una ampia CDteca, di dac vintage di alta qualità, ha, nel 2024, pienamente senso

Commenti

Post popolari in questo blog

Pre e Finali Quad "vintage": sono ancora attuali?

IMF Studio Monitor (ca 1970)